Milioni di persone vivono il dramma delle malattie neurodegenerative: ma chi rischia di più tra uomini e donne? Gli studi scientifici.
Le malattie neurodegenerative sono tra le più subdole, le più drammatiche. Non solo per chi le patisce, ma anche per chi assiste i malati. Abbiamo anche casi molto noti, come quello di Michael J. Fox, da anni affetto dal morbo di Parkinson e, recentemente, anche un altro divo di Hollywood, come Bruce Willis, che combatte contro la demenza. Oggi la scienza ci dà una risposta inaspettata: chi è più a rischio tra uomini e donne?
Gli scienziati continuano a studiare la disparità uomo-donna da diverse angolazioni. Contributi genetici, struttura del cervello, modo in cui le cellule utilizzano e metabolizzano l’energia, differenze nel sistema immunitario e nel sistema cardiovascolare, cambiamenti ormonali nel corso della vita e altri fattori biologici o sociali.
Comprendere quale ruolo giocano questi fattori nell’aumentare il rischio di Alzheimer è di fondamentale importanza. Aiuterebbe a identificare e personalizzare strategie specifiche per le donne per prevenire, individuare e curare l’Alzheimer e altre forme di demenza in futuro.
Le donne hanno il doppio delle probabilità rispetto agli uomini di essere colpite dalla demenza. Giusto per dare un quadro della situazione in uno dei Paesi più importanti al mondo, quasi due terzi dei 5 milioni di americani che vivono con l’Alzheimer sono donne. Un dato che non può essere ignorato e che la scienza sta provando a spiegare.
In particolare, gli studiosi dell’Università della California del Sud. Un recente studio avrebbe dimostrato che l’incidenza della demenza e del morbo di Alzheimer era più o meno la stessa negli uomini e nelle donne fino alla metà degli anni ’80. Intorno agli 85 anni circa, i tassi di qualsiasi tipo di demenza iniziano a diminuire più rapidamente negli uomini che nelle donne. Per la malattia di Alzheimer, che costituisce quasi il 75% dei casi di demenza, i tassi di incidenza nelle donne divergono nelle prime fasi della vita.
Oltre questi dati, non si riesce al momento ad andare. Una spiegazione potrebbe essere che poiché l’età è il principale fattore di rischio della malattia di Alzheimer e le donne vivono più a lungo degli uomini, in media. Alcuni studi hanno trovato un legame tra il rischio di demenza, l’età della prima mestruazione, l’età della menopausa e il tempo trascorso tra i due. Questa ricerca suggerisce che un periodo riproduttivo più lungo nel corso della vita può ridurre il rischio di demenza.
Infine, le donne potrebbero essere maggiormente a rischio di sviluppare la malattia non solo a causa di fattori biologici ma anche come risultato di fattori sociali o culturali. Alcuni studi indicano che i modelli lavorativi e familiari, che sono cambiati drasticamente negli ultimi 100 anni, potrebbero svolgere un ruolo nel declino della memoria di una donna. Le donne che hanno partecipato alla forza lavoro retribuita tra la prima età adulta e la mezza età avrebbero sperimentato un declino della memoria più lento in tarda età, basandosi su ricerche precedenti che associano lavoro e istruzione a livelli più elevati di impegno cognitivo.
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