Ogni lavoro ha le sue difficoltà. L’insegnamento sembra diventato un lavoro di trincea. Il racconto di un insegnante che non ha retto lo stress.
Il lavoro ricopre un ruolo importante nella vita di un individuo, poiché oltre ad una ricompensa economica dà anche soddisfazione personale. Bisogna comprendere il prima possibile quali siano le proprie aspirazioni, in modo da indirizzarle nel raggiungimento di una professione per il quale si ci senta portati. Dunque scegliere un percorso volto a perfezionare le proprie attitudini.
La vita, però, può essere meno semplice del previsto e alcune volte occorre ripiegare su un piano b. Diversamente può anche succedere di impiegare tempo e sacrifici negli studi, salvo poi comprendere di avere scelto una professione per il quale non si ci senta realmente portati. L’insegnamento continua ad essere una delle professioni più ambite anche dai giovani delle nuove generazioni. Insegnare significa mettere le proprie conoscenze al servizio della comunità, catalizzando la propria cultura nelle mani dei ragazzi che saranno la futura classe dirigente. Un insegnante forma e crea il futuro di un numero infinito di giovani, con passione e dedizione che vanno ben oltre i voti.
Tuttavia, oltre alla rosea rappresentazione della professione, c’è un’aura nera che condanna i docenti al silenzioso abbandono. Mal pagati, poco considerati e costretti a combattere contro i mulini a vento in una società oramai allo sbaraglio.
La storia del professore che si è licenziato il primo giorno di scuola
Non esiste lavoro migliore o peggiore, ma esiste il lavoro che si svolge con passione e un briciolo di amore. Solo in questo modo, infatti, si può dare il meglio di se stessi. Fra i lavori più ambiti sembra essere annoverato ancora l’insegnamento, nonostante lo stipendio poco sostanzioso. In tanti lo ritengono un mestiere faticoso con scarsa ricompensa, altri ancora con scarsa possibilità di carriera.
Contrariamente c’è chi sostiene che quello dell’insegnante sia un lavoro che richieda poco sforzo. C’è ancora l’idea, del tutto sbagliata tra l’altro, che il docente lavori solo poche ore settimanali, senza valutare lo studio e l’impegno che quest’ultimo impiega per preparare le lezioni. Un professore, infatti, prima di salire in cattedra bada bene a informarsi e formarsi. Al di là di ciò che si dica, solo chi ha provato veramente l’esperienza di fare il docente può comprenderne i disagi, così come i punti di forza.
Di recente è balzato agli onori della cronaca, il caso di Kevin, un giovane docente statunitense che, dopo appena un giorno di lavoro, ha scelto di lasciare la cattedra. La motivazione è più semplice di quel che potrebbe sembrare: Kevin ha trovato una classe di bambini cattivi e non ha voluto proseguire il suo percorso con loro. Una scelta comprensibile, considerati gli atteggiamenti delle nuove generazioni, ormai poco educate. Tuttavia va ricordato che nel nostro Paese c’è un esercito di giovani insegnanti che si battono ogni giorno per trasmettere il loro esempio alle nuove generazioni. Professionisti che hanno fatto sacrifici e speso soldi per studiare e non badano tanto al loro stipendio ma alla funzione sociale di un ruolo sempre più complesso.