Qualsiasi azione si sceglie di intraprendere comporta dei costi che si dividono tra contributo unificato e parcella dell’avvocato.
Decidere di intraprendere una causa lavorativa nei confronti del proprio datore di lavoro spesso può essere percepito come controproducente. Il primo ostacolo è rappresentato dal timore che comporta fare causa al proprio datore di lavoro e nel frattempo continuare il rapporto lavorativo, tra timori di ritorsioni, dispetti e persino mobbing.
Per tali motivi la legge prevede dei tempi molto lunghi per agire in giudizio dopo la cessazione del rapporto lavorativo. Infatti, un dipendente, con contratto di lavoro subordinato, può agire contro l’azienda entro cinque anni dalla cessazione del rapporto di lavoro; mentre invece ci sono termini di dieci anni dalla cessazione del rapporto qualora si volesse contestare un licenziamento illegittimo, il demansionamento, la mancata fruizione delle ferie e tutto ciò che ha comportato danni di natura psico-fisica.
Quindi, anche se il comportamento contestato può essere lontano nel tempo, il lavoratore può agire comunque, l’importante è che non siano passato oltre i 5 – 10 anni dalla fine del rapporto lavorativo, questo tempo così dilatato può rappresentare uno svantaggio del datore di lavoro che nel frattempo potrebbe non avere più prove.
Quanto costa una vertenza e quanto il giudizio in Tribunale?
Prima di fare ricorso al giudice, si tenta una conciliazione, questo si effettua attraverso una lettera di diffida, la lettera può essere scritta dal diretto interessato, dal proprio avvocato o da un sindacalista. In genere, nel caso in cui ci si rivolga ad un avvocato, pretenderà una parcella che varia dai 100 ai 300 euro; invece, se sarà un sindacalista a scrivere la lettera, sarà necessario il tesseramento al sindacato.
Se invece si decide di agire in giudizio, come è intuibile, le cifre sono più consistenti; vi è innanzitutto da pagare il contributo unificato se si supera il reddito di 38.524.03 (in caso contrario la legge prevede l’esenzione totale). Il contributo unificato è la tassa di accesso alla giustizia, che nelle controversie relative alla materia lavorativa è ridotto del 50% e il suo importo varia in base al valore della causa; ad esempio, se la causa ha un valore fino a 1.100 euro, si pagherà un contributo di 21,50 euro, se ha un valore di 50.000 il contributo sarà di 259 euro, oltre il valore di 520.000 euro, il contributo sarà di 853 euro.
L’importo del contributo aumenterà in Appello e in Cassazione e a tali somme va aggiunta la parcella dell’Avvocato.